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Nota spese: come compilarla e gestirla in modo smart

Nota spese: come compilarla e gestirla in modo smart

La nota spese è un documento utilizzato dai dipendenti per richiedere il rimborso delle spese sostenute durante l’attività lavorativa

Si tratta di uno strumento fondamentale nella gestione amministrativa aziendale, perché consente di tracciare e giustificare i costi sostenuti per conto dell’azienda, come trasferte, pasti, pernottamenti e altro ancora.

Oltre a facilitare il rimborso, la nota spese rappresenta una garanzia di trasparenza nei confronti dell’organizzazione e delle autorità fiscali, assumendo un valore legale e contabile. Deve essere vista, quindi, come una sorta di patente di affidabilità del dipendente nei confronti dell’azienda. Un documento fiduciario, che certifica il corretto utilizzo delle risorse aziendali. 

Entriamo nel merito di questo argomento e scopriamo come va compilata una nota spesa e quali errori evitare.

Spese in trasferta: quali si rimborsano e quali no

Quando si parla di note spese, uno degli aspetti più importanti da considerare è la distinzione tra spese rimborsabili e spese non rimborsabili. Questa distinzione serve non solo per compilare correttamente la nota, ma anche per garantire il rispetto delle policy aziendali e delle normative fiscali vigenti.

Le spese rimborsabili sono quelle che il dipendente sostiene nell’ambito dell’attività lavorativa e che risultano necessarie allo svolgimento del proprio incarico. Un esempio tipico è rappresentato dai viaggi di lavoro: biglietti del treno, dell’aereo, spese per taxi o noleggio auto, quando effettuati per raggiungere una sede aziendale, un cliente o partecipare a eventi professionali. 

A queste si aggiungono i pasti consumati durante la trasferta, che rappresentano una spesa inevitabile per chi si trova fuori sede. Anche i pernottamenti in hotel rientrano tra le spese rimborsabili, a patto che siano legati a trasferte autorizzate e rientrino nei limiti previsti dalla politica aziendale.

Un’altra categoria spesso ammessa riguarda i materiali di lavoro acquistati per esigenze operative. Se, ad esempio, un dipendente ha bisogno di un caricabatterie per poter svolgere una presentazione durante una trasferta o acquista cancelleria per una riunione urgente, queste spese possono essere legittimamente rimborsate, purché debitamente documentate.

Al contrario, le spese non rimborsabili sono quelle di natura personale o che non hanno un chiaro legame con l’attività professionale. Tra queste rientrano gli acquisti di souvenir, regali personali o qualsiasi altro oggetto non correlato al lavoro. 

Non sono rimborsabili nemmeno i costi che non siano accompagnati da un giustificativo valido, come uno scontrino o una fattura. Infine, non possono essere accettate le spese che eccedono le policy aziendali, come un pasto di lusso non autorizzato o un pernottamento in hotel di categoria superiore senza previa approvazione.

Comprendere e rispettare queste regole permette di mantenere ordine e trasparenza nella gestione delle risorse aziendali. Inoltre, evita che il dipendente incorra in rifiuti del rimborso o, peggio, in contestazioni formali. 

Ovviamente, in un sistema ben strutturato, le politiche di rimborso sono comunicate chiaramente fin dall’inizio.

I dati che non possono mancare: cosa inserire nella Nota Spese

Perché una nota spese venga accettata e approvata dall’amministrazione aziendale, è bene che contenga tutti i dati essenziali richiesti. Questi non sono meri formalismi, ma informazioni che permettono di verificare l’autenticità, la pertinenza e la regolarità delle spese sostenute. La mancanza anche di un solo elemento può compromettere l’intero processo di rimborso, rallentandolo o addirittura bloccandolo.

Il primo dato imprescindibile è il nome e cognome del dipendente. Questo serve ad associare la nota spese a una persona ben identificata, responsabile delle spese riportate e del rispetto delle policy aziendali. Insieme al nome, è importante specificare anche il ruolo o la qualifica del dipendente: un’informazione utile per capire il contesto in cui è stata effettuata la spesa. Ad esempio, un commerciale in trasferta avrà spese diverse rispetto a un tecnico che lavora in sede.

Fondamentale è anche la data in cui è stata sostenuta la spesa. Questo dato consente di verificare che la spesa rientri in un periodo autorizzato, ad esempio durante una trasferta ufficiale o in un evento aziendale. Inoltre, permette di ordinare cronologicamente le voci e di confrontarle con i giustificativi allegati.

L’importo speso deve essere indicato con precisione, senza arrotondamenti. Deve corrispondere esattamente a quanto indicato sullo scontrino o sulla fattura. In caso di pagamento in valuta estera, è buona prassi allegare anche il tasso di cambio applicato.

Non meno importante è la descrizione della spesa. Questa deve essere chiara e dettagliata, ad esempio: “pranzo con cliente presso ristorante X” oppure “noleggio auto per visita cliente Y”. Più la descrizione è precisa, più semplice sarà per l’amministrazione comprendere la natura della spesa.

Infine, bisogna indicare il metodo di pagamento utilizzato: contanti, carta aziendale, carta personale. Questo aiuta a determinare se la spesa è da rimborsare al dipendente o da registrare come uscita diretta dell’azienda.

In poche parole la nota spese deve essere un documento chiaro, trasparente e verificabile. Solo così può essere gestita in modo efficace e senza intoppi.

Giustificativi: scontrini, ricevute, fatture

Ogni spesa riportata nella nota spese deve essere supportata da una prova concreta, che ne attesti la veridicità e ne consenta la verifica da parte dell’amministrazione. Senza giustificativi, la nota perde validità e rischia di essere respinta, con inevitabili ritardi o rifiuti nel rimborso.

I giustificativi più comuni sono gli scontrini fiscali, le ricevute nominative e le fatture

Gli scontrini fiscali sono solitamente usati per spese di piccolo importo, come un caffè, un pranzo veloce o il biglietto di un mezzo pubblico. Nonostante la loro semplicità, è importante che siano leggibili, completi e riportino chiaramente l’importo, la data e il luogo di emissione.

Le ricevute, invece, possono essere rilasciate per servizi come taxi, parcheggi o piccole prestazioni professionali. Quando possibile, è bene che siano intestate al dipendente o all’azienda, così da collegarle direttamente alla persona o alla ragione sociale interessata.

Le fatture, infine, sono il giustificativo più formale e completo. 

Sono spesso richieste per spese di maggiore entità o per cui è necessario un maggior grado di tracciabilità, come hotel, ristoranti o noleggi. Devono contenere tutti i dati fiscali obbligatori, inclusa l’intestazione corretta e l’indicazione dell’IVA.

È buona norma, in ogni caso, verificare immediatamente il contenuto del giustificativo al momento della ricezione. Un documento sbiadito, incompleto o non corrispondente alla spesa sostenuta può generare problemi in fase di revisione. Conservarli in modo ordinato, magari utilizzando strumenti digitali come scanner o app dedicate, riduce il rischio di smarrimento e migliora l’efficienza del processo.

Inoltre, in caso di controlli fiscali o verifiche interne, i giustificativi sono l’unica vera prova a supporto delle voci di spesa. Per questo motivo, è fondamentale trattarli con la stessa attenzione che si riserva a un documento contrattuale Insomma, sono la colonna portante di ogni nota spese credibile e approvabile.

Compilare la nota spese senza errori: dalla raccolta all'organizzazione

Anche se può sembrare un’operazione semplice e ripetitiva, la compilazione della nota spese richiede precisione, attenzione e metodo. Spesso, infatti, gli errori derivano non tanto da dimenticanze, quanto da mancanza di organizzazione a monte, ovvero nel momento in cui si raccolgono i dati e i giustificativi.

Il primo grande errore che molti commettono è non conservare subito i giustificativi. Capita spesso di infilare uno scontrino in tasca o nella borsa e dimenticarsene. Quando poi, a distanza di giorni, si tenta di ricostruire le spese, si rischia di trovarsi con documenti sbiaditi, rotti o, peggio, spariti. Questo rende impossibile giustificare alcune voci, costringendo il dipendente a rinunciare al rimborso o a spiegazioni complicate.

Altro errore frequente è non annotare la motivazione della spesa al momento dell’acquisto

Dopo una giornata intensa, può risultare difficile ricordare perché si è speso un certo importo o con chi si era a pranzo. Annotare subito, anche solo in una nota sul telefono, il motivo della spesa e il contesto (es. “pranzo con cliente Rossi, trattativa contratto”) è un piccolo gesto che fa una grande differenza.

Un terzo errore è l’assenza di ordine cronologico o per categoria

Quando le spese sono inserite nella nota in modo casuale, diventa più difficile per l’amministrazione verificarle. Ordinare per data o per tipologia (es. pasti, trasporti, pernottamenti) consente invece una visione chiara e strutturata, facilitando i controlli e velocizzando l’approvazione.

Riassumendo, ecco gli errori più comuni nella fase di compilazione:

  1. Non raccogliere i giustificativi in modo tempestivo e sicuro
  2. Lasciare scontrini sciolti, con rischio di perdita o danneggiamento
  3. Mancare di annotazioni puntuali su data, luogo, motivo della spesa
  4. Inserire spese in ordine sparso, senza logica né coerenza
  5. Confondere spese personali e aziendali, generando ambiguità

È chiaro che la chiave per evitare errori nella compilazione della nota spese è l’organizzazione preventiva.

Chiarezza, policy aziendali e trappole da evitare

La compilazione della nota spese non è solo una questione di accuratezza formale, ma implica anche il rispetto delle policy aziendali, ovvero quell’insieme di regole interne che definiscono cosa è rimborsabile, entro quali limiti e con quali modalità

Ogni azienda, infatti, stabilisce importi massimi consentiti, categorie di spesa ammesse e anche eventuali modalità preferite di pagamento. Ad esempio, può essere previsto che i pasti in trasferta vengano rimborsati solo fino a una certa soglia o che il pernottamento venga coperto solo se avviene in strutture convenzionate. Ignorare queste regole significa esporsi al rischio di non vedere riconosciuta la spesa.

Uno degli errori più comuni è proprio quello di superare i limiti previsti, magari pensando che un piccolo sforamento sia trascurabile. In realtà, l’amministrazione è tenuta a rispettare rigidamente le policy, spesso per motivi fiscali o di bilancio.

Altro errore tipico è inserire spese non autorizzate o non pertinenti con l’attività lavorativa, come pranzi con amici durante una trasferta o extra non previsti dal viaggio aziendale. Anche in questo caso, si infrange la policy e si compromette la credibilità della richiesta.

Per evitare simili trappole, è fondamentale anche curare la descrizione di ogni voce di spesa. Scrivere “pranzo” è troppo generico, mentre una dicitura come “pranzo con cliente per trattativa su progetto Alfa – Milano, 14 marzo” rende subito chiara la natura e la finalità della spesa. 

Una descrizione dettagliata aiuta chi approva a comprendere velocemente il contesto, facilitando l’iter.

Dimentica la carta: gestisci le note spese con appALTO

Il rispetto delle policy aziendali non deve essere visto come un obbligo burocratico, ma come un patto di fiducia tra dipendente e organizzazione. Una nota spese compilata con precisione contribuisce a mantenere rispetto reciproco all’interno dell’ambiente di lavoro. E, non meno importante, permette una gestione rapida e serena di tutte le pratiche di rimborso.

La gestione delle note spese, però, può trasformarsi in un’attività macchinosa.

Ecco, quindi, l’esigenza di usare strumenti digitali come appALTO, una piattaforma che nasce per semplificare ogni fase del ciclo di rendicontazione.

Uno dei punti di forza di appALTO è la compilazione automatica: grazie alla tecnologia OCR, i giustificativi cartacei vengono digitalizzati e inseriti in nota spese con un semplice scatto. In questo modo si riducono drasticamente gli errori umani e si velocizza l’intero processo. 

L’archiviazione digitale poi, è sicura, ordinata e conforme alle normative fiscali italiane, che prevedono la conservazione dei documenti per almeno 10 anni, sia in formato cartaceo che digitale.

L’accesso ai documenti è rapido, sia per i dipendenti che per l’amministrazione, che può monitorare in tempo reale l’andamento delle spese e approvare le richieste in pochi clic. Con appALTO, è possibile anche impostare una nomenclatura standardizzata, migliorando la ricerca e la tracciabilità dei documenti.

Se necessiti di un alleato per una gestione nota spese smart, trasparente e conforme alle policy aziendali e alle normative fiscali, appALTO ha tutto ciò che cerchi.

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